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UN POMERIGGIO AL CINEMA A ROMA. ACCADUTO DAVVERO!


di professore50
12.11.2019    |    676    |    1 9.2
"Mi siedo verso la metà, decentrato, sul lato a sinistra..."
Era un pomeriggio di metà novembre, avevo appena terminato una lezione di geografia in una scuola del centro e stavo rientrando a casa.
Attraversando Piazza Campo de Fiori vedo che al Cinema Farnese - che si trova in fondo alla piazza verso via de Giubbonari, famoso per le sue programmazioni di pellicole d'autore - davano un film cubano che avrei voluto vedere da tempo.
Non era tardi, mancavano cinque minuti all'inizio della proiezione, entro.
La sala era quasi vuota, a parte due attempate signore sedute nelle prime file. Mi siedo verso la metà, decentrato, sul lato a sinistra.
Le luci erano basse ma permettevano ancora una visione completa dello spazio intorno.
Mi tolgo il trench e mi accomodo sulla mia poltroncina. Mancavano davvero pochi secondi all'inizio, quando da dietro la tenda vedo entrare in sala due persone: un uomo, della mia età circa, molto elegante, con un abito scuro e camicia bianca, il cappotto portato sulle spalle. Ci guardiamo un instante, con curiosità e interesse, come se l'età e lo stile di vestire simile avesse creato una invisibile complicità. Accanto all'uomo, una donna, sui quarant'anni, molto bella, con un trucco leggero e i capelli raccolti a coda di cavallo; le labbra, carnose, ingentilite da un rossetto vivace. Indossava una gonna marrone sopra al ginocchio e delle calze velate color nude. Aveva una camicetta avorio e teneva, in una mano, la sua borsa e, nell'altra, un chiaro cappotto di cachemire.
Guardai la donna, lei guardò me, ma, proprio mentre con gli occhi avrei voluto farle capire quanto fosse attraente le luci si spensero. Li vidi sparire nel buio, finché non mi accorsi che si erano accomodati nella mia stessa fila due postazioni più in là.
Lo schermo s'illumina: la sequenza iniziale, magnifica - in cui L’Avana sembra essere letteralmente abbracciata dalla macchina da presa che fa brillare agli occhi la bellezza di quella città così malinconica e demodé, ma colma di in un romanticismo d’altra epoca – promette un film meraviglioso. Le scene si susseguono, sempre tutte cariche di emozioni, mai scontate. Ogni tanto con la coda dell'occhio guardo verso quella coppia così elegante e intrigante che avevo visto poco prima. Solo a volte, nelle scene particolarmente esterno giorno riesco a intravederli. Lei è dalla mia parte. Lui alla sua destra.
Inaspettatamente, con un gesto elegante, lei si alza, avanza di due posti e si accomoda accanto a me, senza nemmeno guardarmi in faccia. Ora posso vederla, l'ho a dieci centimetri, riesco a sentirla respirare, il suo profumo, di fiori e agrumi, m'invade.
Accavalla le gambe, la gonna leggermente sollevata permette di vedere la balza di pizzo delle sue calze autoreggenti color carne. Una visione che metterebbe qualsiasi film in secondo piano. C'ero!, dentro un film.
La vedo bene ora, ha una mano, lunghissima, appoggiata alla coscia, le unghie rosse come il fuoco. Do un colpo d'occhio dall'altra parte e mi accorgo che l'uomo, probabilmente avendo fatto il giro della fila, è accomodato accanto a me alla mia sinistra. Mi trovo in mezzo a loro!
Ad un certo punto la donna, con una disinvolta naturalezza, prende la mia mano, che tenevo appoggiata in bella vista sul bracciolo, e la pone sopra al suo ginocchio.
Ho sempre amato la sensazione del “tocco” del nylon, ma in quel momento era davvero qualcosa di terribilmente sensuale. La poca luce, il cinema, lei accanto, lui dall'altra parte: ci vollero pochi secondi per avere un'erezione quasi incontrollabile.
Dal ginocchio iniziai a portare la mia mano verso le cosce, lentamente, mi godevo ogni millimetro di quel corpo incantevole. Lei, intanto, appoggiò la sua mano sul mio ginocchio. Anche lei lentamente salì lungo la mia coscia fino ad arrivare a posarla sopra il mio membro duro che i pantaloni trattenevano a stento.
Intanto io ero arrivato alla balza, salii ancora un po' e , finalmente sentii la sua pelle, calda e liscia come l'avorio, Osai ancora un po' e mi accorsi che non indossava le mutandine.
La donna intanto, con un gesto quasi da prestigiatore, era riuscita a slacciare la cinta di cuoio e far scendere la lampo dei pantaloni, mentre la mia era arrivata a sfiorare quel magnifico fiore che si schiudeva tra le sue gambe. Era completamente bagnata! Indugiai lì intorno, come so che alle donne piace, poi entrai dentro al fiore, uscivo, rientravo, le stimolavo il clitoride cercando, per quanto la posizione lo permettesse, di farla gemere.
Mi sollevai un istante, questo mi permise di far scendere un po' i miei boxer: ora la mano di lei era intorno al mio membro ormai libero, la mia dentro di lei.
Lo stringeva delicatamente, come se, al buio, lo volesse soppesare, poi inizio ad andare su e già facendolo diventare ancor più turgido di quanto non fosse.
Ad un tratto vidi che lei si spostò dalla poltroncina come se volesse conquistare una posizione che le permettesse di chinarsi. Infatti lo fece; arrivo con il suo splendido viso a pochi centimetri dal mio membro. Lo fece affondare dentro la sua bocca, poi anche lei, con la lingua volle sentirlo millimetro per millimetro: lo baciava, lo leccava, poi lo faceva scomparire di nuovo dentro la sua bocca. Non durai molto purtroppo, sono situazioni queste che è la testa ad essere la più eccitata. E la testa non la controlli.
Infatti poco dopo esplosi dentro la sua bocca. A lei piacque, me lo fece capire, restò ancora qualche minuto con le labbra intorno al mio membro, che benché avessi avuto un orgasmo, rimase duro.
L'uomo era sempre accanto, rapito dal film. Ci ricomponemmo e, anche noi, tornammo al film tenendoci per mano fino alla fine. Ai titoli di cosa si alzarono: lei mi guardò, mi sorrise, e mi disse: non seguirci e non chiedere chi siamo, o altro: rovineresti tutto!
Anche lui mi sorrise, e se ne andarono.


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